Siamo arrivati all’ultima parola che forma l’acronimo VUCA: dopo aver parlato di Volatilità, Incertezza, Complessità, l’ultima parola è AMBIGUITÀ.
Il significato della parola, di chiare origini latine, trae origini dalla doppiezza, e racconta la possibilità di essere scambiato, equivocato, interpretato in due o più modi differenti: richiama le diverse e per certi versi contrastanti interpretazioni che possono essere date di un fenomeno, di un argomento, di un qualsiasi aspetto del vivere.
Nel business, l’ambiguità ci dovrebbe apparire evidente tutte le volte che fatichiamo a cogliere ed interpretare i fattori che influenzano l’operato della nostra attività, arrivando ad un punto tale per cui leggiamo la minaccia più importante e grande di qualsiasi tipo di opportunità.
L’ambiguità di un fenomeno non consente di interpretarlo adeguatamente.
Una situazione è ambigua quando l’informazione è incompleta, contraddittoria o inaccurata così tanto che è impossibile giungere a delle conclusioni.
Quando un imprenditore si imbatte in un fenomeno “sfumato”, cioè fuzzy come dicono gli anglofoni, se non è pronto e preparato corre due grandi rischi:
Primo rischio
Il primo, grande rischio per un imprenditore nell’affrontare un area del business, un avvenimento, un fenomeno ambiguo, quindi il primo grande rischio dell’ambiguità nel lavoro di tutti i giorni è l’incapacità di concettualizzare con precisione, e quindi contrastare, le minacce prima che diventino reali.
Se ciò che vive non mostra contorni definiti, quegli stessi che è abituato ad affrontare, se le situazioni che lo coinvolgono non sono quelle chiare e “normali” che è preparato ad affrontare, allora diventa per lui davvero impossibile identificare le minacce al suo business e quindi queste corrono il rischio di travolgere aree del suo business. O il suo business intero.
Un esempio su tutti: la ristorazione ai tempi del CoronaVirus.
Per un ristorante, per una pizzeria, per un locale rimanere chiusi per mesi è stato un sacrificio inimmaginabile, una situaizone difficilmente pre-analizzabile, addirittura imprevedibile. Nel periodo di chiusura l’imprenditore è stato davvero esposto ad una infinità di notizie, di emozioni, di sensazioni complesse, il futuro appariva assolutamente incerto, ambiguo, le soluzioni complicate, con alti a bassi, con punti di vista differenti.
In questa situazione, la risposta di molti imprenditori è stata quella di chiudere, non avendo alcuno strumento per affrontare una stuaizone imprevedibile solo qualche settimana prima, e per dominare e gestire la disperazione che derivava da questa incapacità.
Ebbene, a distanza di due anni solo il 23% delle attività che sono rimaste chiuse durante il lockdwon hanno riaperto.
A Milano “Parlare di chiusure a Milano, di questi tempi, è come compilare un elenco di caduti sul fronte della guerra al Covid-19. La pandemia ha calato definitivamente le saracinesche su una serie di attività, alcune storiche, altre invece aperte negli ultimi due-tre anni.”. L’articolo è del 2 settembre 2021.
Secondo un report dell’Istituto di statistica sulle imprese di fronte al Covid-19 già dell’anno prima, pubblicato su Il Sole24ore del 14 dicembre 2020, ” 73.000 imprese hanno chiuso e 17.000 non riapriranno. Tra giugno e ottobre (2020, ndr) oltre due terzi delle imprese italiane hanno avuto riduzioni di fatturato rispetto….Circa 73 mila imprese, che pesano per il 4% dell’occupazione, infatti, hanno dichiarato di essere chiuse: 55 mila prevedono di riaprire e 17 mila no (l’1,7% delle imprese pari allo 0,9% degli occupati)”.
Perchè chi chiude non riapre? le ragioni sono molte, ma tra tutte l’incapacità di decifrare in maniera certa il futuro anche solo a breve è, emotivamente, pesantissima. Le minacce sono percepite come più aggressive, perchè non si riesce a pre-vedere con abbastanza certezza quali saranno e quindi diventa impossibile affrontarle per sconfiggerle.
L’altro rischio
C’è anche il rischio opposto, ossia quello di scambiare per minacce le opportunità che si presentano. In un periodo storico in cui – invero – le opportunità sono, per parafrasare una famosa pubblicità, “tutte intorno a noi”, l’ambiguità della situazione fa sì che che diventi emotivamente insostenibile abbracciare una possibilità di crescita, proprio perchè le possibilità di fallimento e le minacce sono elevate.
L’ambiguità toglie la lucidità necessaria alla definizione della strategia.
Ne parleremo diffusamente nella Prima Edizione dello Speciale della White Academy dedicato proprio a questa capacità – ALLENARE IL PENSIERO STRATEGICO -, ma in un ambiente dove i confini tra l’efficace ed il non efficace, l’utile ed il deleterio, il positivo ed il negativo sono ambigui, la strategia NON può essere quella appresa sui libri venti anni fa. In un mondo VUCA fare strategia aziendale signifca fare attività diverse ed in modo diverso rispetto a quando il mondo era un pò meno volatile, incerto, complesso, ambiguo.
Quali sono gli strumenti per affrontare l’Ambiguità?
Non credo ci siano delle ricette valide per tutti, in tutti i campi e per tutti i settori: ogni situazione deve essere analizzata con precisione e considerata con l’attenzione che merita.
Ci sono però delle linee guida che aiutano a gestire l’ambiguità in maniera meno frenetica, emotivamente istintiva e – forse – aiutano a fare business USANDO l’ambiguità del mercato:
1- Tieni saldo il Sogno. Qualsiasi sia la tua attività imprenditoria, è cominciata da un sogno, da una idea preziosa, da una ispirazione nobile che hai avuto, da una grande capacità che ti sei riconosciuto. E’ così, altrimenti non sarebbe neanche nata, e non si sarebbe sviluppata, perchè “tutte le cose vengono create due volte: la prima nella tua testa”. E quando tutto cambia, adegua il business, cambia le azioni ma non rinunciare per nessun motivo apparentemente anche nobile a quel tuo Sogno iniziale. E’ quello che ti permetterà di alzarti ancora, domani, nel casino, ma con la voglia di ribaltare il mondo per perseguirlo.
2- Vigila sulla tua capacità di credito. Fai in modo che nessuno, per nessun motivo influenzi la tua possibilità di rimanere sul mercato. In un mondo ambiguo la salute finanziaria è seconda solo alla salute dell’Imprenditore sul quale il business poggia. Evita di indebitarti, cerca di finanziarti in un modo – magari – più complicato apparentemente ma più sano. Le opportunità ci sono, tutte intorno a te. Se vuoi contattaci e ne parliamo.
3- Definisci e monitora costantemente la strategia. La strategia è davvero l’unica attività che un imprenditore non deve mai delegare. Ne parliamo nel nostro corso “Allenare il pensiero strategico” chepuoi acuqistare qui, perchè molto spesso noi Imprenditori non la facciamo: abbiamo una idea sfocata di cosa sia, non abbiamo strumenti per definirla, non sappiamo come implementarla e quindi “aspettiamo che passi la tempesta”
Ho una brutta notizia: la tempesta non passerà, La tempesta è la nuova realtà, lo è sempre stata (anche se in questi ultimi tempi ha intensità e frequenza più elevata, invero!)
L’aspetto meraviglioso è che la tempesta è il modo che il Destino ha per fare selezione dei Capitani e dei Mozzi. Se vuoi essere un mozzo, aspetta che passi la tempesta, ma se vuoi essere un Capitano, impara a dominare le onde ed il frastuono del vento.
Grazie per aver letto fin qui.
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