Quando c’è da scegliere, l’essere umano (e l’Imprenditore fino a prova contraria E’ un essere umano!!) tende ad esercitare il potere che ha di farlo, come è naturale che sia. E pensa. Pensare è una cosa che all’essere umano in genere riesce bene.

Pensa ad una soluzione, ad una idea, ad una scelta da compiere. Ed in genere la scelta viene determinata dai nostri valori, che così determinano la qualità della nostra vita. Ed anche questo è assolutamente naturale

Come dice Paulo Coelho

“A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione – e altri sceglieranno per lui”.

Il lavoro di un imprenditore è fatto di mille scelte quotidiane, da quelle semplici a quelle più complesse, e non è detto che solo quest’ultime portino senso di smarrimento, a volte paura, spesso stallo.

Nella nostra esperienza molte volte la ragione del senso di smarrimento, della paura di sbagliare sta nell’approccio esclusivo che ci hanno da sempre insegnato. Spieghiamoci meglio.

Pensiero Inclusivo e Pensiero Esclusivo

Di fronte ad una opportunità, di fronte alla proposta di un partner, di fronte alla relazione con un competitor, o a qualsiasi altra questione in cui la scelta debba essere presa, l’imprenditore non ha solo la possibilità di scegliere TRA le due possibilità ma anche la possibilità di scegliere TUTTE le possibilità. La sua libertà (anche questa una scelta) può infatti

  • pensare esclusivo 
  • pensare inclusivo

Il pensiero esclusivo si trasforma in una serie di O… O, mentre il pensiero inclusivo diventa una serie di E…E. 

Facciamo degli esempi per chiarire questo concetto.

Supponiamo che un imprenditore nel campo dell’edilizia incontri un altro imprenditore nel settore dei servizi elettrici: è naturale immaginare come tra i due possa nascere una collaborazione, e ciò accade solo se ciascuno pensa di poter crescere insieme all’altro, e costruisce un percorso in cui lavorare lui insieme all’altro, portando valore a se e all’altro.

Se questo scenario è piuttosto normale, altrettanto non lo è con un competitor: molto spesso l’imprenditore, di fronte ad un altro imprenditore che fa lo stesso lavoro, è portato a pensare che avrà successo lui o l’altro, e che potrà crescere lui o l’altro, l’uno a discapito dell’altro: in un sistema economico in continua trasformazione come quello in cui viviamo, invece, è più premiante pensare come poter aggredire il mercato insieme all’altro, ad esempio per aumentare la massa critica e poter dialogare in scenari da solo impossibili da governare.

Il pensiero esclusivo è poco efficace anche nei confronti di semplici decisioni strategiche: nella nostra esperienza, ad esempio, abbiamo avuto la possibilità di verificare come le scelte compiute dall’imprenditore con l’utilizzo degli O…O si siano rivelate meno premianti, meno economicamente convenienti di quelle prese considerando l’approccio inclusivo dell’E…E 

Il pensiero esclusivo costringe a fare grandi sforzi per ottenere piccoli risultati, viceversa il pensiero inclusivo permette di ottenere molto di più, con sforzi molto spesso inferiori, ma questa strada non viene percorsa, molto spesso per insicurezza e senso di inferiorità, soprattutto da chi – invece – trarrebbe i più grani vantaggi, cioè il piccolo e medio imprenditore, che ci condanna invece ad una continua lotta solitaria con il mercato. Ma il mercato non si combatte, si conquista e la conquista è più semplice tanto più l’esercito e gli alleati su cui contare sono numerosi.

Come è facile immaginare scegliere esclusivo o inclusivo è soprattutto una questione di mindset, cioè di educazione, storia, ambiente e fatica. 

E non è neanche detto che sia sempre possibile. Ma quando lo è, i risultati del pensiero inclusivo sono sempre superiori a quello del pensiero inclusivo.

Ma come si pensa inclusivo?

Le abitudini non sono mai semplici da modificare, e questa dell’esclusività non fa eccezione.

Una cosa che aiuta è quello di porsi, al momento di prendere la decisione, semplicemente la domanda “Devo proprio scegliere, o posso avere entrambe?”

La consapevolezza quindi è una grande alleata: spesso decidiamo automaticamente, e questo provoca inutile sofferenza nel post-decisione (“avrò fatto bene?”).

A noi ha aiutato molto pensare controintuitivamente che nella vita c’è abbondanza, e non carenza, ma questo…sarà oggetto di futuri approfondimenti.

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